Gli affreschi del Correggio

La conoscenza della storia artistica del Rinascimento non può prescindere dalle grandiose imprese pittoriche ad affresco che il Correggio realizzò a Parma.

A cominciare dalla cosiddetta “Camera della Badessa” nel Monastero benedettino femminile di S. Paolo. Commissionata dalla badessa Giovanna Piacenza, la decorazione delle volte dello studiolo nel 1518 – 1519,  è il capolavoro che inaugura la fase matura dell’attività del Correggio che ebbe una risonanza “pubblica” solo per alcuni anni.  Fino a quando, cioè, fu in vita la badessa Giovanna, alla cui morte, sopravvenuta nel 1524, la clausura del monastero femminile si facesse tanto rigida, da impedire che quest’opera fosse conosciuta come meritava.
Solo nella seconda metà del Settecento, grazie a Antoine Raphael Mengs e agli scritti di P. Ireneo Affò, che la decorazione fu pienamente riscoperta.

La stanza, costruita da Giorgio da Erba, delimitava un ambiente quadrangolare con una volta a ombrello articolata in sedici spicchi e un camino sul lato nord. La volta è decorata con un finto pergolato di canne di bambù e di festoni di frutti e fiori in cui si aprono sedici ovati da cui si affacciano putti che giocano sullo sfondo del cielo. Alla base di ogni spicchio stanno sedici lunette monocrome che ospitano in finte nicchie figure mitologiche a trompe-l’oeil. Ciascuna lunetta poggia su capitelli ornati con teste d’ariete da cui si dipartono lembi di stoffa bianca che contengono brocche, bacili e altre stoviglie. Il camino ospita la raffigurazione di Diana sul cocchio. 

Nonostante l’iconografia degli affreschi abbia interessato studiosi quali Erwin Panofsky, che dedicò gli ultimi anni della sua attività proprio a quest’opera, Ernst Gombrich, Maurizio Calvesi e  da ultime Elisabetta Fadda e Renza Bolognesi, il senso recondito di questo capolavoro del Rinascimento ha eluso fino ad oggi le indagini dei critici e attende ancora di essere spiegato compiutamente. 

Sempre in ambito benedettino, nella chiesa di S. Giovanni Evangelista  il Correggio eseguì la sua la prima commissione pubblica di elevato impegno e di indubbio prestigio. 

Tra il 1520 e il 1524 ca. Correggio seppe realizzare un’opera, che raffigura la Visione di San Giovanni Evangelista a Patmos con altre decorazioni sui pennacchi e al di sopra della porta che unisce la chiesa al Monastero, che rompe con la tradizione quattrocentesca per un innovativo impianto prospettico. L’opera si impone come uno dei più originali e riusciti esperimenti illusionistici della pittura del Cinquecento. L’abilità a gestire le figure in scorcio, quella che era allora considerata una delle più ardite difficoltà dell’arte e che il Correggio aveva già indagato negli ovati della Camera di San Paolo, trova nell’architettura di nuvole degli affreschi di San Giovanni la sua prima compiuta espressione (Spagnolo). 

Sebbene non siano conosciute, al momento, testimonianze di quale fu la reazione della committenza e del pubblico a questa innovativa opera del Correggio, il fatto che l’artista ottenne, negli anni in cui vi attendeva, il compito di affrescare la cupola del vicino Duomo di Parma può far supporre, a ragion veduta,  credere che, sebbene ancora in fieri,  il lavoro riscuotesse un elevato successo, garantendogli successive, importanti commissioni.

La decorazione della Cupola del Duomo (1524-1530) fu una scelta per molti aspetti talmente innovativa per non dire rivoluzionaria da risultare, probabilmente, difficile da apprezzare. Concepita secondo un illusionismo libero da qualsiasi condizionamento geometrico e organizzata con  lo spazio dipinto intorno a un vortice di corpi in volo.

La scelta di Correggio di rendere difficilmente identificabili i personaggi e le scene dal basso, aveva uno scopo ben preciso: coinvolgere nella visione della cupola lo spazio concreto della chiesa sottostante, permettendo ai fedeli di immaginare la presenza della tomba nello spazio in cui si trovava l’altare e di percepire quindi la continuità tra mondo terreno e reale e mondo divino illusivamente finto dalla pittura (Spagnolo).

Scelta aspramente critica da molti critici, almeno fino alla metà dell’Ottocento, ma fu proprio l’eccezionale riuscita dell’inganno ottico ad attrarre critici e artisti seicenteschi.
Nessun opera prodotta nel primo Cinquecento, come la decorazione della cupola del Duomo, riuscì a diventare un modello tanto importante per l’arte barocca. Questa eccezionale fortuna, figurativa  più che letteraria, ha contribuito a creare quell’immagine, per altro foriera di malintesi, del Correggio come artista “protobarocco” (Spagnolo).

Camera della Badessa
(Monastero di S. Paolo)

S. Paolo – soffitto

S. Paolo – Diana

S. Paolo – putti

S. Paolo – parete sud

DUOMO – CUPOLA

Duomo – cupola – pennacchio con s.Ilario

Duomo – cupola

Duomo – La gloria della Vergine

S. GIOVANNI – CUPOLA

S. Giovanni – affresco sopraporta

S. Giovanni – i quattro pennacchi

S. Giovanni – visione