Madonna col Bambino

Tipo:quadro
Data:1508 -1510 ca.
Tecnica:olio su tela
Dimensioni:56 x 41 cm
Ubicazione:Washington, National Gallery of Art, Kress Collection
Scheda Critica:

L’attribuzione al Correggio di questa piccola tela si deve a Corrado Ricci (1930), uno fra i più insigni studiosi dell’artista emiliano. Fu accettata da Roberto Longhi (1958) e da Arturo Carlo Quintavalle (1970) ma successivamente non ebbe il favore di Cecil Gould (1976) che la registrò fra le opere incerte, riportando la classificazione dell’inventario della collezione Kress dove era considerata di Mantegna (1959) e del “circolo di Mantegna, forse del Correggio” (1968). In effetti questo lavoro riflette bene l’affinità del Correggio giovane con i modi di Mantegna, artista che fu il suo maestro, secondo una tradizione  letteraria  che è registrata a partire dal tardo CInquecento/primo Seicento: la prima citazione in questo senso si deve a Pablo de Cespedes (ante 1604) dove Correggio è dichiarato “allievo” del Mantegna, la seconda a Ippolito Donesmondi (1612) che parla più genericamente di un’imitazione dei modi di Mantegna.

Recentemente – e a mio avviso giustamente – David Ekserdjian (1997) ha riabilitato l’opera come lavoro giovanile del Correggio da collocarsi fra il 1508 e il 1510.

Il carattere mantegnesco dell’opera è ravvisabile soprattutto nella sua iconografia e nella scelta cromatica di stagliare le figure su un compatto fondo scuro, in particolare si osservino le due Madonne di Mantegna conservate rispettivamente al Poldi Pezzoli di Milano  e alla Gemäldegalerie di Berlino . Prendendo spunto da questa tradizione iconografica che voleva la rappresentazione della Vergine a mezzo busto e puntava sul rapporto di intimità affettuosa fra la madre e il bambino, il Correggio riuscì a creare un’opera pervasa dalla stessa atmosfera sognante e assorta che si incontra nella Giuditta di Strasburgo. Qui l’immagine è intrisa di una luce tersa e delicata sostenuta da una tavolozza quasi monocroma dove il colore pare steso per velature successive rivelando già quella capacità di “toccare” i colori che Vasari avrebbe più tardi elogiato nella maniera del Correggio.

Per il soggetto e le ridotte dimensioni il dipinto era chiaramente destinato a una devozione privata ma doveva trattarsi di un committente di una certa importanza se il Correggio riservò tanta accuratezza nel rendere tanti minuti dettagli: come le singole pieghe del corpetto della Vergine o la decorazione raffinata che incornicia l’orlo del suo abito verde oliva che viene illuminato dal bel drappeggio bianco luminoso a cui spetta chiudere elegantemente il quadro al margine sinistro. David  Ekserdjian ha sottolineato come il dipinto sia stilisticamente vicino ai discussi affreschi della chiesa di Sant’Andrea  a Mantova. (M. Spagnolo)


  1. Donesmondi 1612: “Sotto la loggia avanti la Chiesa (di Sant’Andrea a Mantova) sono due figure, una di Sant’Andrea, e l’altra di San Longino, con l’Ascensione di Christo sopra la porta, e i dodici Apostoli intorno, di mano d’Antonio da Correggio, ne i primi tempi, ch’egli imitava il Mantigna. Nel scender la scalinata sotto il portico, è una Madonna col puttino, fatta dall’istesso con maniera più morbida e delicata. Nella testata dell’istessa loggia, a rimpetto di questa Madonna, vi dipinse l’istesso Nostro Signore nella sepoltura, ma in altra più bella maniera delle precedenti, che à gl’intendenti dell’arte è di singolar riguardo come dell’istessa mano possino essere uscite tre differenti maniere di colorire. “

  2. Ekserdjian 2001, p. 17: “Non ci possono essere dubbi che l’idea di rappresentare la Vergine con suo Figlio contro un fondo scuro, così come l’intimismo del contatto tra i due protagonisti, siano stati ispirati da Mantegna. Il pittore della Madonna Barrymore avrà conosciuto quadri del Mantegna di dimensioni paragonabili come le Madonne al Museo Poldi Pezzoli di Milano e alla Gemäldegalerie di Berlino, che pur non essendo necessariamente dello stesso periodo, hanno una tipologia simile e molto originale. Mantegna è stato uno dei primi pittori rinascimentali a studiare bambini, molto probabilmente i suoi, con una nuova attenzione. Forse ha imparato questa lezione dal grande Donatello a Padova, ma laddove i fanciulli di Donatello sono quasi sempre costruiti sulla formula del giovane Ercole, i bimbi del Mantegna – per lo meno nelle sue Madonne – tendono ad essere piuttosto fragili. Nei dipinti di Milano e di Berlino, Gesù dorme ed ha una faccia da “vecchietto”, una tipologia che si ritrova solo nei bambini neonati. Per alcuni commentatori, la tela di Washington deve essere data nel modo più generale alla scuola del Mantegna, ma la sua qualità altissima non ha nulla a che fare con le produzioni generiche dei suoi figli o allievi anonimi.
    I colori ed il modo di rendere i panneggi fanno pensare a Mantegna; il senso di movimento nel corpo e l’espressione sentimentale della Madonna, invece, non trovano riscontro nelle sue opere autografe. Il Bambino, nudo ma protetto dalle braccia di Maria, ha gli occhi chiusi ma non dorme ancora: succhia il seno della madre, ed ha le mani chiuse a pugno in un gesto tipico dei bambini molto piccoli.”